Ex comandante della Polizia locale del Medio Polesine patteggia.
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Accuse di false attestazioni e intercettazioni illecite.
Un patteggiamento che fa rumore e solleva più di un interrogativo sul funzionamento delle istituzioni locali. L’ex comandante della Polizia locale associata del Medio Polesine ha chiuso la sua vicenda giudiziaria patteggiando una pena per reati tutt’altro che trascurabili: false attestazioni e intercettazioni abusive. Due accuse pesanti, che colpiscono al cuore la fiducia nei confronti di chi dovrebbe tutelare legalità e trasparenza.
Cosa è successo
Secondo le ricostruzioni emerse durante le indagini, l’ex ufficiale avrebbe falsificato documenti ufficiali, probabilmente per coprire o mascherare determinate situazioni amministrative. Ma la parte più inquietante riguarda le presunte intercettazioni non autorizzate: l’ex comandante si sarebbe infatti reso responsabile di aver registrato conversazioni senza le necessarie autorizzazioni da parte dell’autorità giudiziaria.
In pratica, avrebbe utilizzato strumenti tecnici per raccogliere informazioni in maniera non lecita, infrangendo non solo la normativa vigente, ma anche i principi fondamentali del ruolo ricoperto.
Il patteggiamento e le implicazioni
Il patteggiamento, accettato dal tribunale, consente all’ex comandante di evitare un processo lungo e potenzialmente più pesante, ma non equivale a un’assoluzione. Anzi, è un’ammissione di responsabilità, sia pure in forma attenuata. L'accordo con la Procura ha definito una pena che resta comunque da scontare, con eventuali misure alternative.
Ma al di là dell’esito giudiziario, la vicenda ha un impatto forte anche a livello istituzionale. La Polizia locale associata del Medio Polesine – che opera in più comuni del territorio – rappresenta un modello di collaborazione intercomunale. Un sistema che, proprio per la sua struttura condivisa, si basa su un alto livello di fiducia tra amministrazioni e cittadini. Un caso del genere rischia di incrinare quella fiducia, mettendo in discussione non solo una singola figura, ma un intero meccanismo di gestione della sicurezza locale.
E ora?
Sarà interessante capire come reagiranno gli enti coinvolti. Ci saranno riorganizzazioni? Verranno avviate verifiche interne più rigorose? Qualcuno, nei palazzi comunali, dovrà pur fare i conti con quanto accaduto. Intanto, tra i cittadini cresce un sentimento misto di sorpresa e amarezza.
Chi indossa una divisa – e soprattutto chi la guida – ha il dovere morale e professionale di rispettare le regole più degli altri. Quando questo non accade, il danno va ben oltre l’episodio in sé: si mina la credibilità dell’intero sistema.

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